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Torre di Matigge 

 

Testimonianza di tempi irrequieti e di sanguinose lotte tra i comuni, la torre si alza imponente al lato della via Flaminia. Poderoso strumento di difesa ma anche appariscente dimostrazione del potere comunale.

Purtroppo le numerose costruzioni commerciali ed industriali sorte recentemente le hanno tolto molto della minacciosa imponenza che aveva fino oltre la metà del secolo scorso.

I più anziani ricordano ancora le truculente storie di briganti che qui compivano le loro losche imprese. La solitudine del luogo, l'inquietante enigma della mancanza della porta di accesso (nessuno ha mai cercato seriamente l'ingresso sotterraneo e se qualcuno ha trovato indizi in occasione delle nuove fabbriche, certamente non è andato a raccontarlo) hanno alimentato il nascere ed il perpetuarsi di tante storie paurose.

Recentemente è stata consolidata dopo il terremoto del 1997

 
La torre vista da NW- foto 24/2/2004
n.670-16c

 

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Le vicende che portarono alla sua costruzione e l'importanza che ebbe nei secoli andati sono ben descritte nell'articolo di seguito tratto da: Tommaso Valenti, Curiosità storiche Trevane, Foligno, 1922]

A circa metà strada tra Foligno e Trevi, sulla via Flaminia e ad est di essa sorge questo interessante monumento, che richiama l'attenzione dei passanti, e che per noi e per altri conserva una leggenda di fatti paurosi, di tremende aggressioni e di assassini avvenuti lì presso.

Di essa molte e interessanti memorie troviamo nel nostro Archivio delle Tre Chiavi. Il 28 settembre 1392 un tal Angelo del Medico proponeva al Consiglio che per difendersi dai malfattori, che giorno e notte si aggiravano in quei pressi, facendo ogni sorta di danni si facesse alle falde del monte di Matigge una vasta fossa con una Torre bene bastita, incaricando di tal affare tres bonos et legales homines, con pieni poteri. E infatti il 29 decembre dello stesso anno si nominavano a tal fine Manente di Petruccio, Ser Angelo del Medico e Ser Andrea di Ser Nuccino.

Non si mise però subito mano alla fabbrica, e perciò il Consiglio insisteva perché si sollecitasse. Per facilitare l'opera si dette facoltà il 1° novembre 1393 a Del Medico di fare una specie di prestito forzoso con gli abitanti di Matigge (imponere prestantiam) col patto di scontare il debito nei pagamenti dei dazi (in successivis dativis).

Si cominciò allora a preparare il materiale necessario, ma il lavoro non era ancora cominciato alla fine del 1394. Infatti il 18 decembre di quell'anno il Consiglio sollecitava nuovamente la Commissione, affinché pensasse sul serio a fabbricar la Torre.

Finalmente, il 10 gennaio 1395 si stipulava il contratto con il muratore Gregorio da Cerreto, che aveva fabbricata anche la Torre di Fabbri, imponendo a lui diversi patti e condizioni, con la multa di cento libre di denaro in caso d'inadempienza. I lavori procedevano però alla stracca e forse non bene, perché il 13 settembre 1395 il Consiglio raccomandava di nuovo si sollecitasse la fabbrica e che l'opera fosse prelibata e bella e delle dimensioni stabilite.

Poco dopo la Torre era finita e vi si mise un custode. Per comodo di questo eravi nella Torre stessa una cisterna, il forno ed un molino - forse a vento - e sulla cima di essa una campana di 300 libbre la quale doveva servire per chiamare aiuto in caso di bisogno. E doveva accorrere un uomo per foco sotto pena di un Fiorino per volta.

La Torre aveva l'ingresso segreto sotto alla strada, e nell'interno della Torre stessa eravi un deposito di armi e munizioni. La sommità era cinta da merli, alti tre piedi, e fabbricati nel 1427 da Giovanni Paluzzi. Si ascendeva alla cima per mezzo di una scala di legno, più volte rifatta.

Ai piedi della Torre era una vasta fossa di difesa, che si varcava per mezzo di ponti, e che era stata scavata imponendo a quei di Matigge l'obbligo di mandare un operaio per foco per quel lavoro.

Ma tutte queste precauzioni non valsero a rendere inespugnabile la Torre. Infatti una volta tra le altre, e precisamente il 3 di luglio 1488 essa fu assalita da Franceschino Cybo con le sue genti, il quale andava mettendo a sacco e a ruba il nostro territorio. Ecco come racconta il fatto il Mugnoni: “1488 et addì 3 luglio venne messer Franceschino figliolo del Papa Innocenzo VIII [(1) Innocenzo VIII chiamato prima Giov. Battista Cybo, aveva da giovane vissuto qualche anno a Napoli alla Corte di Alfonso I d'Aragona. “Ma havendo havuto da una gentildonna duoi figlioli chiamati Francesco e Teodorina, quali si disse esser nati legittimi, morendo assai presto la madre, fu per tal causa costretto a partire da quella città....”. - Così il Platina nell'Historia delle vite dei Sommi Pontefici. - Nota dell'A:] con molte squadre de jente d'arme; per due volte vennero in quello di Trevi ad saccomanno, uno alla Torre di Matiggia et li portarono [via?] d'orgio et spelta”.

Dal che però non risulta chiaramente se l'orzo e la spelta fossero da quei tali portati via dalla Torre, dove forse erano immagazzinati per maggior sicurezza, o se, invece, i saccheggiatori depositassero quivi il loro bottino di cereali.

Fu in seguito a questo fatto che il Comune deliberò fortificare maggiormente la Torre, facendo proseguire e compire il rivellino che vi era stato fatto da tre lati fino dal 1486, per un circuito di dieci pertiche e 65 piedi con una spesa di 28 Fiorini, 8 Bolognini e 27 denari. Il compimento del rivellino ordinato nel 1489 costò 60 Fiorini.

Nel 1539 si stabilì costruire presso alla Torre una capanna coperta di coppi, per riparo degli uomini che erano a guardia della Torre stessa. Però questa nuova costruzione fu demolita nel 1601, per utilizzarne i coppi nella copertura della Torre, danneggiata dalle intemperie

Nelle nostre “Riformanze” troviamo numerosi provvedimenti presi per la manutenzione e il restauro di questo piccolo fortilizio; segno evidente che, a quei tempi, esso era di utilità incontestabile.
Mi dispenso però dal riferire o citare i molti documenti, che gli studiosi di cose patrie troveranno facilmente nell'Archivio delle Tre Chiavi.
Lo stato attuale della Torre  è tuttora discreto.1 . Non credo però vi si possa accedere internamente, senza l'aiuto di una scala, essendo rimasto sepolto l'antico passaggio che era sotto la strada.

 
 



Foto 30/8/06 713.34c

 Sul lato ovest della Torre, quello cioè prospiciente la via Flaminia si vedono quattro stemmi: dei Cybo[errato vedi nota.2], dei Trinci[errato] , di Perugia e di Trevi, abbastanza ben conservati


Tommaso Valenti


 

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Aggiornamento: 27 aprile 2017.

Note
1) Come detto sopra, è stata recentemente restaurata dopo il terremoto del 1997.

2) L'attribuzione degli stemmi alle famiglie Cybo e Trinci è errata. Il primo stemma a sinistra potrebbe appartenere al vescovo di Spoleto Bartolomeo Bardi (1320 – 1344) (comunicazione del dott. Ferrante Mancini Lucidi  - 13/8/2008) o ad altri personaggi della stessa famiglia fiorentina. Andrea de Bardi e Bindo (o Biondo) de Bardi furono podestà di Perugia nel nel 1355 e nel 1364 (comunicazione del dott. Ferrante Mancini Lucidi  - 28/4/2009)