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La chiesa monumentale della Madonna delle Lagrime

XVII    LE CAPPELLE
[CAPPELLA DI S. UBALDO]

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(Tommaso Valenti, La chiesa monumentale della Madonna delle Lagrime, Roma, Desclée, 1928 - pagg. da 156 a 159)

[ I numeri in grassetto  tra parentesi acute <  > indicano le pagine del volume originale. Le parole divise a fine pagina sono trascritte interamente nella pagina in cui iniziano. Il testo in colore è stato inseritoall'atto della trascrizione.]

 

 

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Con lo stesso ordine che ho seguito fin qui, ricomincio dalla parte destra di chi entra nella chiesa, la descrizione dei singoli altari o cappelle, ognuno dei quali ha la sua storia che, fortunatamente, ho potuto, con più o meno abbondanza di documenti, ricostruire.

 

1°) - CAPPELLA DI S. UBALDO.

Quantunque il luogo ne fosse preparato, come gli altri, al tempo della primitiva costruzione della chiesa, pure questo altare fu eseguito dopo degli altri, almeno con la sua attuale dedicazione a S. Ubaldo. Però non ho trovata memoria che in precedenza fosse ivi venerato un altro santo.

 

 

É da notare che S. Ubaldo Baldassini, di Gubbio, appartenne ai Canonici Regolari. Quindi è che in tutte, o quasi tutte le chiese da essi officiate o possedute si trova un altare dedicato a questo santo.

S. Ubaldo nacque a Gubbio circa il 1084 da nobile famiglia di origine germanica. Rimasto orfano di suo padre, Rovaldo, in tenerissima età fu affidato alle cure del priore dei Canonici Regolari, nella chiesa cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo di Gubbio.

Si ascrisse anch'esso tra i Canonici. Fu in seguito, priore di detta chiesa e ricondusse i suoi colleghi all'osservanza della regola, che sembrava negletta. Onorio II lo elesse vescovo di quella città avendolo riconosciuto ornato di ogni virtù.


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Visse molti anni nel vescovato e morì pieno di opere sante e di miracoli, nel 1160. In vita ed in morte ebbe da Dio mirabile potere nel fugare gli «spiriti immondi». Celestino III lo santificò nel 1192(1).

Nello Statuto di Gubbio la Rubrica III del Lib. 1°  porta il titolo: «De honore faciendo B. Ubaldo protectori»(2).

 


Fig. 14 - Cappella di S. Ubaldo

 

* * *

Per la dotazione e la decorazione di questa cappella, il cittadino trevano Pier Costanzo Ricci lasciò 60 «fiorini» e altri 140 per una messa da celebrarsi ogni settimana. I Canonici istituirono ivi una cappella; ed a formarne il patrimonio, il capitolo generale, tenutosi a Ravenna nella canonica di S. Maria in Porto, nel 1556, deliberava d'imporre al preposto delle «Lagrime» di depositare ogni anno 5 «fiorini»  e 14 «bolognini» per la dotazione di questa cappella. Al preposto inadempiente era minacciata una pena pecuniaria(3). Nella stessa, adunanza fu deliberato di concedere il posto per la sepoltura al signor Corrado Ricci, di Trevi, la famiglia del quale si era giàresa benemerita di questa chiesa.

Il legato di Pier Costanzo Ricci fu soddisfatto il 18 Aprile 1556 dai suoi eredi Vincenzo e Corrado. Curioso il particolare, che, all'atto del pagamento dei 200 «fiorini» , gli eredi profittarono dell'occasione per farsi pagare dal preposto e dall'economo delle «Lagrime» un conto di 62 «fiorini»  e 32 «bolognini», che il monastero doveva dare a un Benedetto di Marco, speziale e avo materno del Ricci, per fornitura di medicinali !(4)

 

* * *

La cappella(Fig. 14) si presenta abbastanza bene ornata. Il prospetto è architettonicamente, uguale a quello di tutte le altre cinque; e cioè in alto il cornicione con dentelli; sotto di esso il fregio, che qui è dipinto a rabeschi. Ai due lati e nel mezzo sono tre stemmi della famiglia Ricci: di rosso, al monte di tre cime di verde, accompagnate in capo da un riccio o porcospino, al naturale.

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(1) Pio Cenci. Vita di S. Ubaldo vescovo di Gubbio, ivi, Scuola Tip. «Oderisi» 1924.

(2) Concioli Antonio. Statuta civitatis Eugubii. Gerundae, 1685, pag. 29.

(3) Acta capitularia Can. Lat. nella Biblioteca Classense di Ravenna. Cod. 139-4 K- f. 16 t.

(4) Archivio notarile - Trevi - To. 403. Rog. Tommaso Gentili f. 350 t.


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Le due lesène laterali sono decorate da candeliere, di stile pompeiano, su fondo bianco, molto sobrie, di buon gusto e di bell'effetto, ed eseguite coscenziosamente.

In alto — presso l'arco sono dipinte, come a rilievo, le mezze figure di due profeti: a destra Isaia, che sorregge una tabella con l'iscrizione:

 

ECCE/ VIRGO/ CONC[I]/PIET/ ET/ PARIETI / FILIV[M]
 

A sinistra ?il profeta Amos in attitudine simile e con la leggenda:


ECCE/ RED... / DOMINVS/ DE LOCO/ SUO

 

Il giro esterno dell'arco ?contornato da un festone di fiori e frutti, su fondo scuro, assai intonato e di buona fattura.

L'archivolto ?diviso in scomparti geometrici; nel mezzo, in un tondo, il Padre Eterno benedicente; nei riquadri: a destra la nascita di Ges? lo Sposalizio della Madonna. In quelli a sinistra: la Visita a S. Elisabetta e la Fuga in Egitto. Tra gli scomparti: decorazione grottesca. su fondi rossi e gialli alternati.

La lunetta nella parete di fondo ?occupata dalle figure dell'Angelo annunziante e della Vergine.

Il resto della parete, sotto la cornice, ?diviso in tre scomparti, separati tra loro da quattro colonne dipinte. Nel mezzo, sopra l'altare, ?la figura di S. Ubaldo, in abiti vescovili ed in atto di benedire; ed ?fiancheggiato da quattro quadretti, che rappresentano miracoli operati dal Santo: specialmente liberazione di ossessi.

Meritano di essere osservati in questi quadretti, e precisamente in quelli di sinistra, le figure di alcuni Canonici Regolari Lateranensi, con in testa il berretto o camauro. Di pi?dalla lunghezza del ?rocchetto? che questi indossano e che scende poco sotto al ginocchio, si pu?trarre un altro dato per stabilire l'epoca di queste pitture. Poich?il ?rocchetto? ? che, come dissi. nei primordi della congregazione Lateranense, arrivava, quasi fino al piede ? fu nel '500 accorciato alla met?della tibia: ed alla fine di quel secolo, od ai primi del '600 giungeva appunto poco sotto il ginocchio.

Sulle fiancate della cappella sono dipinti: S. Antonio di Padova a destra, e S. Giovanni Battista, a sinistra.

Gli affreschi all'esterno della cappella e quelli all'interno ? fatta eccezione, forse, per la figura centrale di S. Ubaldo e per quelle che la circondano, che mi sembrano di altra mano ? sono quasi certamente opera degli Angelucci, pittori umbri, di Mevale, che operavano alla fine del '500.


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La presenza di questi pittori a Trevi fu, per la prima volta, segnalata da me, in base a documenti(1). Non si tratta di artisti di prim'ordine, come si vede; ma per la loro grande produttivit? di cui si hanno esemplari in tante citt?e in tanti paesi dell'Umbria, meritano di essere brevemente ricordati in questo mio scritto.

Gli Angelucci erano tre: Gaspare, Camillo e Fabio. Con essi lavorava anche il loro congiunto Ascanio Poggini. Gaspare era anche scultore(2). Fabio dipingeva una Madonna nel palazzo comunale di Trevi nel 1568; ma l'opera ?scomparsa.

Vedremo piùavanti altri lavori di questi artisti che si vollero da taluni ritenere allievi del Pinturicchio e dello Spagna(3); ma ? se la cosa ?verosimile, poich?gli Angelucci avranno certamente sub?a l'influenza dell'ambiente nel quale vissero ed operarono ? nessun documento abbiamo a conferma di tale ipotesi. N?una prova, anche indiretta ci ?data dall'esame delle opere loro, che troppo distano e per disegno e per colore da quelle del Pinturicchio e dello Spagna. Senza dire che gli Angelucci operarono alla fine del '500 ed al principio del '600, onde risentirono anche l'influsso del cambiato gusto artistico dell'epoca.

Essi dipinsero, oltre che a Trevi. anche a Pescia di Norcia, a Serravalle del Chienti, a Spoleto, Orsano, Visso, Montesanto Vigi, Cascia, Mevale, Castel S. Angelo di Visso, Pievetorina, Frascano,(Norcia), Ussita, Cerreto di Spoleto, Castel S. Maria di Cascia, S. Giacomo di Spoleto ed altrove.

Non manca alle loro pitture una certa facilit?di fantasia e di composizione. Anche il colorito ? in parte, intonato e sobrio; ma il disegno lascia molto a desiderare, per quanto una notevole differenza si noti dalla mano dell'uno a quella dell'altro di questa famiglia di pittori. Per?non ?facilmente identificabile l'opera di ciascuno, quando non si hanno documenti.

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(1) ?La Torre di Trevi? Anno I. N. 8 -3 Aprile 1898.

(2) P. Pirri. La chiesa colleggiata di S. Maria di Visso. S. Casciano, Cappelli, 1902, pag. 13.

(3) A. Morini e P. Pirri, Una sconosciuta dinastia di pittori Umbri. In ?Arte e storia? 1911-12.

 

 

 

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(Tommaso Valenti, La chiesa monumentale della Madonna delle Lagrime, Roma, Descl?, 1928? pagg. da 156 a 159)

 

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