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Le memorie francescane di Trevi

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(D. Aurelio Bonaca, Le memorie francescane di Trevi, Estratto da Studi Francescani, Anno XIII, n° 1, Firenze, 1927- pagg. 61)

 

II parte: I CONVENTI FRANCESCANI A TREVI

Lo spirito del Poverello si era ormai diffuso in tutta l’Italia ed anche fuori, e l’Umbria nostra era all’avanguardia nella nobile gara. Ed ecco in ogni angolo sorgere Conventi di Frati Francescani e di Monache Clarisse; ecco iniziarsi una vita nuova, ecco attuarsi rapidamente la riforma dei costumi mediante l’amore alla povertà e alla penitenza, i grandi ideali che Frate Francesco aveva posto a base della sua grande missione.

Ed anche la nostra Trevi, ebbe molto presto tra le sue mura i Figli di S. Francesco, quali angioli apportatori di pace e di bene. Né poteva essere altrimenti; vivo era il ricordo delle visite fatte dal Santo e nella nostra Città e attraverso i nostri colli quasi risuonava ancora armoniosa l’eco della voce affascinante di lui; come adunque non accogliere i suoi buoni Frati e le felici seguaci di S. Chiara? Ed i frati vennero, e le Clarisse anche.

Non sarà quindi senza interesse esaminare brevemente la storia dei vari istituti francescani sorti nella Città attraverso i secoli.

 

 

§ 1. – Chiesa e Convento di S. Francesco 

[Di questo importante monumento esiste una trattazione più moderna e completa. Vedi ../sfranc01.asp]

 

Tra le chiese che la furia devastatrice del Duca Teopoldo risparmiò ci fu quella piccola e quasi sotterranea di S. Maria1. Vicino ad essa, che fu ingrandita più tardi, sorse l’antichissimo Convento francescano, dove i buoni Frati esplicarono fin da principio tutta una missione di bene.

Quale è la data che segna il sorgere di questo convento?

Il celebre Ludovico Jacobilli in due libri diversi, scritti a una certa distanza di tempo l’uno dall’altro, la Cronica di Sassovivo  e le Vite dei Santi dell’Umbria, afferma nel modo più assoluto che il Convento di Trevi fu fondato nel 1213 dallo stesso S. Francesco2

L’autorità dello storico folignate è certamente grande , poiché egli poté esaminare molti archivi e consultare innumerevoli fonti, e perciò è difficile mettere in dubbio la notizia da lui data, per quanto il 1213 possa sembrare il meno adatto per una simile fondazione, date le critiche condizioni di Trevi nei confronti di Spoleto.

Potrebbe sembrare una difficoltà l’affermazione che lo Jacobilli fa nella Cronica di Sassovivo, in cui dice che S. Francesco «eresse vicino a Trevi un Convento per i suoi frati l’anno 1213». Non sembrerebbe quindi, a prima vista, che il Convento fondato da S. Francesco fosse proprio quello di Trevi, ma un altro costruito «vicino» alla Città.

Ma questa difficoltà è eliminata del tutto da quanto è detto nell’altro libro le Vite dei Santi dell’Umbria. Dopo aver parlato del Beato Ventura, del Convento e della Chiesa francescana di Trevi, l’autore dice: «il detto Convento de’ frati Minori fu eretto dal Padre San Francesco l’anno 1213 ad honor della Beata Vergine».

Non bisogna dimenticare che la cinta delle mura esistente allora passava al di là del Convento, seguendo presso a poco l’attuale via Cavour [dal dopoguerra via S. Francesco; sebbene, al tempo dei terremoti del 1997, all’Ufficio Tecnico del Comune risultava ancora come via Cavour]; quindi può spiegarsi benissimo anche l’espressione della «Cronica», poiché strettamente parlando, il Convento, costruito fuori le mura, era vicino a Trevi, ma non in Trevi3.

Le visite che il Poverello faceva spesso a Trevi, l’assistenza ai lebbrosi, tutta l’opera di carità e di amore esplicata nel nostro territorio e nella nostra Città, sono altrettante prove certe che anche qui, fin dagli inizi, «fu preso un luogo», secondo l’espressione usata dal Santo.

Trevi perciò deve rivendicare il grande onore di aver avuto uno dei più antichi Conventi Francescani, fondato per di più dallo stesso Serafico Padre. 

***

Il documento più antico da me potuto consultare è una Bolla di Onorio Quarto emanata da Palombara il 26 giugno 1285 e diretta al Guardiano del Convento di S. Francesco in Trevi4. I  Trevani avevano aiutato i Perugini contro Foligno, che allora era soggetta alla Chiesa; per questo erano incorsi nella scomunica e in alcune pene pecuniarie. Avendo i Trevani implorata l’assoluzione, il Guardiano di S. Francesco, con quella Bolla, riceveva ogni facoltà in proposito.

Questa Bolla  è il documento francescano più antico che si ha in Trevi e da essa possiamo dedurre che se il Guardiano ricevette questa straordinaria facoltà, ciò significa che il Convento era in pieno sviluppo ed i Frati eran circondati da rispetto e da stima  e godevano di una indiscussa autorità, perché, in caso contrario, il Papa si sarebbe rivolto ad altri per quella assoluzione. L’impronta quindi data da S. Francesco nel fondare il Convento di Trevi, era stata mantenuta e l’alta missione da lui voluta si veniva anche qui pienamente sviluppando.

***

 IL Comune fu sempre largo di elemosine e di aiuti verso i Frati e nelle Riformanze Comunali5 ne troviamo larga conferma. Ogni anno poi dava del denaro per le tonache e contribuiva per le feste della Madonna, per la Pasqua, per il Natale e per la festa del Beato Ventura6.

Nel 1377 fu concesso ai Frati un privilegio non facile da ottenersi quale era la facoltà di condottare l’acqua  pubblica nell’interno del Convento, facoltà questa data soltanto a personaggi di gran merito o degni di speciale riguardo7. Trevi fu sempre mancante di acqua potabile8 e perciò costituiva atto di degnazione e di squisita munificenza il concederla in casa. Infatti poche sono le famiglie che possono vantare ancora un simile beneficio; tra queste sono comprese le Comunità Religiose. [Per quanto ci sembri irreale, nel 1926 la disponibilità di acqua potabile a Trevi era ancora quella del Trecento! Il nuovo acquedotto fu compiuto solo nel 1928.]

Nel 1469 il Comune fece dono di un tratto di terreno per orto9, ed altrettanto avvenne nel 149610, ed in maniera assai più cospicua nel 157511.

Nel 1554 e 1556 fu convocato nel Convento di S. Francesco il Capitolo Provinciale ed i Frati ebbero generose elargizioni12.

Altri non indifferenti benefici ottenne il Convento dal Comune in epoche diverse, e quando si venne a formare, per i lasciti dei fedeli, una proprietà rurale, questa fu esente dalle gabelle.

La piccola Chiesa di S. Maria ed il Convento in progresso di tempo apparvero troppo angusti e non più adatti alle esigenze della religiosa famiglia. La Chiesa fu la prima ad essere aggiustata ed ingrandita ed anche in quest’opera troviamo in prima linea il Comune.

Nel 135413 gli uomini del Terziero di Matigge14 furono obbligati ciascuno a cavare e trasportare una soma di pietra dal Colle di Paterno ed a portare  ai Frati la legna per cuocere la calce. Non trovo perché il Comune il Comune imponesse quel gravame a quegli abitanti; sarebbe certo interessante poterlo scoprire. [Forse perché la cava stava nel loro territorio]

Grandi restauri furono compiuti dopo il 144815 quando la Chiesa fu ingrandita ed accresciuta, e nel 156316  e nel 156317 nell’occasione in cui si dovettero rimuovere alcune travi e rifare il tetto. Nel 156918 si dovette aggiustare la facciata pericolante della chiesa e fu allora chiusa l’antica porta principale ed aperta quella laterale, che esiste ancor oggi. 

La porta primitiva è ora nascosta da fabbricati di epoche posteriori, nella parte che rimane libera, in alto, sta una bella  finestra a rosone, con colonnine parenti dal centro. All’esterno, più in alto, si vedono una croce bizantina, due colombe, due teste e fregi romanici; secondo me, questi oggetti stanno ad attestare l’antichità della Chiesa di S. Maria. [La facciata ovest, opposta alle absidi, fu completamente scoperta nel 1995, durante i lavori di sistemazione del Museo ed è tuttora visibile. È venuta alla luce la porta gotica della chiesa di S. Maria ad un livello inferiore al pavimento della chiesa attuale].

Quand’è che fu cambiato il nome alla Chiesa e le fu dato il titolo di S. Francesco? Non mi è stato possibile trovarlo, ma credo che non si erri affermando che tale cambiamento sia avvenuto nel 1448, quando poté sembrare che la Chiesa, a causa dei nuovi lavori, fossa costruita ex novo.

Delle varie Cappelle, degli Altari e di quanto si vede all’interno trattarono altri19 e no voglio perciò ripetere cose già conosciute; a me basta pubblicare ciò che è inedito o credo esser tale.

Anche il Convento fu ingrandito. Nel 1648 fu addirittura ricostruito dalle fondamenta, ed il Comune concorse con venti scudi; una scala molto comoda, un appartamento abbastanza maestoso, detto del P. Luzi, il chiostro con colonne e pitture del Gagliardi abbellirono man mano il nuovo convento20.

I Fati Conventuali, come si eran venuti chiamando alcuni dei Figli di S. Francesco, rimasero nel Convento di Trevi fino alla soppressione napoleonica e più non vi tornarono. Il locale fu adibito a vari usi, finché nel 1883, venuto in possesso della Congregazione di Carità di Trevi, vi fu trasportato il Collegio Lucarini21, che fin dal 1893 è retto degnamente dai salesiani di Don Bosco. [I Salesiani lasciarono la casa di Trevi nel 1963, quando fu istituita la Scuola Media Unica, che tuttora ha la sede in questo edificio, sebbene in condominio con il Museo].

***

Prima di chiudere queste brevi note sulla storia della Chiesa e del Convento di S. Francesco in Trevi, sento il bisogno di ricordare brevemente il Beato Ventura, il cui corpo si conserva nella Chiesa stessa e che per il passato ebbe un culto molto sviluppato tra la nostra popolazione.

La Chiesa di S. Francesco fu detta anche del Beato Ventura22 e ciò nel periodo di maggior venerazione verso il Beato.

Il Beato Ventura23 nacque in Pissignano nel 1250, allora appartenente a Trevi, e dopo una gioventù ricca di pietà, si ritirò in un eremo abbandonato. Ben presto la fama della sua santità si sparse tra i popoli della valle di Spoleto, che accorsero a lui per ricevere conforto e per seguire i suoi esempi. Morì l’11 luglio 1310 ed il suo corpo fu trasportato a Trevi con grandi onori e seppellito nella Chiesa di S. Francesco. Il popolo lo acclamò Beato e gli prestò culto.

Nel 1593, volendosi rifare, secondo i gusti del tempo, l’Altare Maggiore, nel demolire quello esistente venne alla luce il sarcofago del B. Ventura, che conteneva le ossa del Beato ed una breve relazione della sua vita. Il 26 dicembre di quell’anno, ad istanza di Muzio Petroni quelle ossa furono con ogni solennità poste nell’Altare di jus patronatus della famiglia Petroni, racchiuse in due casse, di cui una di stagno e l’altra di cipresso; insieme vi fu messa la vita del Beato composta da Muzio Petroni e da lui fatta stampare24.

Ora il popolo ha dimenticato quasi del tutto il Beato Ventura e pochi sono coloro che sanno esser conservate le sue ossa nella Chiesa di S. Francesco. Sono deplorevoli assai quest’abbandono e questa dimenticanza verso un Beato che fu caro ai padri nostri e formulo l’augurio che i miei Concittadini vogliano tornare a prestare a lui quel culto che mai venne meno nei secoli passati.

 

 

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Aggiornamento: 27 aprile 2017.
Note
1) Durastante Natalucci afferma di aver  visto nelle sepolture dell'attuale Chiesa «le pitture ed immagini» dell'antica. Il Conte Dott. T. Valenti, che esaminò le pareti di quelle sepolture, non trovò affatto tracce di colori. T.Valenti, Curiosità Storiche Trevane, pag. 128.
2) .Iacobilli, Cronica ecc., pag. 230. Foligno, 1653. - id., Vite dei Santi dell'Umbria, pag.104. Foligno, 1656.
3)
Intorno all'ubicazione delle mura di Trevi si veda il più volte citato libro del Valenti, Curiosità, ecc., pag. 19 e seguenti.
4) Archivio delle Tre  Chiavi, Pergamena N. 8, Busta 1.
5) Archivio delle Tre  Chiavi, Riormanze, 1338, f.70; 1375, f.50; 1534, f. 179; 1459, f. 46, ecc. ecc.
6) Id., Rif. citate.
7)
Id., Rif., 1377, f. 22.
8) Si sta ora costruendo il grandioso acquedotto del Clitunno, che darà acqua abbondante a Trevi e frazioni. Vedi il mio opuscolo: Il Nuovo acquedotto di Trevi, Foligno, Reale Stabilimento F. Salvati, 1924.
9) 
Archivio delle Tre  Chiavi, Rif., 1469, f. 15.
10)
Id., Rif., 1496, f. 135. 
11)
Id., Rif., 1575, f. 192.
12)
Id., Rif., 1544, f. 238 e Rif., 1556, f. 263 e 271.
13)
Id., Rif., 1354, f. 14 e 67.
14) Dalle riformanze del tempo apparisce che il territorio di trevi era diviso in Terzieri, cioè il Terziero di Castello, quello di Matigge e quello del Piano; ogni Terziero aveva i suoi rappresentanti in Consiglio.
15)
Mugnoni, Annali ecc., pag. 00(sic)
16)
Archivio delle Tre  Chiavi, Rif., 1536, f.74.
17)
Id., Rif., 1567, f. 143.
18)
Id, Rif., 1569, f. 271.
19) Contre dott. T.Valenti, Curiosità, ecc. - Nel 1924 in «Studi Francescani», gennaio-marzo, sotto il titolo  La Chiesa di S. Francesco a Trevi -Memorie Storiche, ne scrisse Salvatore Marino Mazara, il quale però incorse in errori molto rilevanti.
20)
Archivio delle Tre Chiavi, Rif. 1637, f. 61 e Rif. 1640, f. 145.
21)
Il 3 settembre 1644 con testamento a rogito Domenico Buratti il cittadino trevano Virgilio Lucarini lasciò i suoi beni per la fondazione di sei dotalizi e per l'apertura di un Collegio per i giovani che si avviassero allo studio della giurisprudenza e della medicina. Il nepote, Mons. Reginaldo Lucarini, Vescovo di Città della Pieve, fu nominato esecutore testamentario ed il Collegio fu aperto nella casa di Virgilio nel 1674. Vedi in proposito una mia pubblicazione in L'Eco del Collegio Lucarini, dicembre 1924, pag. 3.
22)
Archivio delle Tre Chiavi, Rif., 1354, f. 14 e 1358, 26 junii.
23) Del Beato Ventura scrissero 
Muzio Petroni, Perugia, 1592; Tolomeo Petrelli Lucarini, Foligno - Antonio Mariotti, 1694. Vedi anche Iacobilli in Le Vite, ecc. a pag. 101 e seg., tomo II.
24)
Atti del notaio Antonio Leli, anno 1593, tomo n.676, f. 685,
archivio Notarile di Trevi.