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La chiesa di S. Arcangelo     
notizie storiche

[Estratto da: D. Aurelio Bonaca, Religione e beneficenza in Trevi (Umbria), notizie storiche, Trevi, 1935]

A metà del monte, che si eleva ripido al disopra della frazione di Pigge, sorge la chiesa di S. Arcangelo. É antichissima e di essa abbiamo memoria nei brevi di Alessandro III (1177), Celestino III (1193), Innocenzo III (1198), Onorio III (1217), emessi in favore dell'abbazia di S.Pietro in Bovara. La chiesa di S. Arcangelo viene elencata in quei brevi tra quelle appartenenti all'abbazia; preesisteva perciò a quelle date.

Era una modesta chiesetta che serviva per i pochi abitanti sparsi nei dintorni; in origine forse vi abitava uno di quegli eremiti, che numerosi vivevano sui nostri monti, fin sopra Pissignano. tra questi eremiti mi piace ricordare il Beato Ventura, nato a Pissignano nel 1250 e morto l'undici luglio 1310, il cui corpo fu trasportato con grandi onori e seppellito nella chiesa di S. Francesco, dove tuttora si venera.

In epoca incerta la chiesa di S. Arcangelo fu ingrandita e vi fu aggiunta la parte verso monte, al di là dell'arco che si trova verso la metà della chiesa.

Quando nel 1421 Corrado Trinci invase e distrusse l'abbazia e ne discacciò i monaci, le chiese dipendenti da Bovara rimasero abbandonate e, come ho detto altrove, in parte furono occupate dal Vescovo di Spoleto; tra queste vi fu anche la chiesa di S. Arcangelo, che fu data in custodia a un priore e a due canonici rurali. I due canonicati esistevano ancora nel 1745, quando Durastante Natalucci terminava di scrivere la sua Storia di Trevi (D. Natalucci, Historia ... di Trevi, pag. 53)  Essi venivano conferiti dalla Dataria Apostolica e i beneficiati non avevano l'obbligo della residenza.

Nel 1544 era unita, per la cura d'anime, alle chiese di S. Maria, poco lontana, e a quella di S. Giovanni di Pigge. Siccome però queste tre chiese erano in cattivo stato, la cura d'anime nel 1572 fu trasportata nella chiesa di S. Bernardino e rimase ufficiata soltanto la chiesa di S. Arcangelo; tutto questo avvenne per decisione della Balìa di Pigge, che fece obbligo al parroco di andarvi a celebrar messa. Ma la Congregazione del Concilio nel 1686 e nel 1695 sentenziò che la chiesa di S. Arcangelo era la sola e vera parrocchiale, e non quella di S. Bernardino, che era jus patronatus del popolo.

Ciò non impedì che la chiesa di S. Arcangelo restasse abbandonata, tanto che nel 1675 era senza porta ed invasa da erbe, da rovi e da piante diverse, e serviva da rifugio ai pastori durante i temporali.
[Il completo abbandono in cui giaceva la chiesa nel 1675 sembra contrastare con i fatti narrati in seguito; proprio in quei tempi, a 30 anni dall'apparizione e in pieno fervore di opere  - strade, suppellettili, campanile, fontane - la chiesa avrebbe dovuto essere ben curata.]

Secondo una pia narrazione, nel 1645 una pastorella, che aveva smarrito un sacco, vi si andò a nascondere per timore di ricevere delle percosse dalla mamma. La pastorella si mise a pregare la Madonna, e la Madonna le apparve, le parlò, la consolò. Da quel giorno, sparsasi la notizia, fu un grande accorrere di persone, e molti furono i miracoli fatti allora dalla Vergine (Jacobilli, Cronica del monastero di Sassovivo, Foligno, Alterij, 1653, pag. 230) e le offerte portate dai fedeli. Il concorso era continuo, ma si verificava specialmente nelle feste di Pentecoste per il fatto che speciali indulgenze si potevano lucrare in quei giorni. Il Comune nel 1647 fece ingrandire ed aggiustare la strada per accedervi, tanto grande era l'affluire delle persone.

Nel 1656 il Comune di Trevi prese l'iniziativa di una grande processione votiva per ottenere dalla Vergine che la nostra regione fosse liberata dalla peste, che allora infieriva di tanto in tanto. L'appello del Capoluogo fu accolto dalle frazioni di Trevi e anche da alcuni comuni vicini, e tutti fecero voto di andare ogni anno in processione a visitare la Madonna di S.Arcangelo, al fine di ottenere per sempre la liberazione di tanto terribile flagello.

Il Consiglio Generale di Trevi, nel 1646 aveva nominato quattro deputati, che insieme al Vicario Foraneo, dovevano ricevere l'elemosine per restaurare la chiesa, ma la Balìa di Pigge fece valere i propri diritti e perciò ogni cura e ogni incarico rimasero a speciali santesi e al parroco, sotto la sorveglianza del vescovo di Spoleto.

I restauri cominciarono subito, la chiesa fu abbellita e arricchita, fu costruita la sagrestia, che fu provvista di un bel credenzone [purtroppo trafugato intorno al 1980 !], fu elevato il campanile, nel quale furono collocate tre campane, una delle quali era stata donata dal Comune nel 1647; nel 1692 e nel 1702 furono costruite, per comodo dei fedeli, le due fontane ancora esistenti poco lontano dalla chiesa [attualmente se ne vede una, e secca!].

 In breve tempo la chiesa fu dotata di beni, mercé le offerte dei fedeli, e vi furono eletti cappellani, eletti dal Vescovo, i quali si alternavano nell'ufficiatura della chiesa.

ITrevi, loc. S. Arcangelo. Antica fontana
foto:1999

Nel 1658 i signori Anselmi di Trevi istituirono in onore della Vergine un beneficio semplice, di loro jus patronatus, con l'obbligo dell'applicazione di dodici messe annue.

Qualche anno fa la chiesa e il Campanile furono restaurati a cura del cappellano D. Giovanni Silvi.

La devozione verso la Madonna di S. Arcangelo è ancora viva nel popolo; numerose processioni vi si recano sempre, ogni anno, in adempimento del voto fatto dai nostri padri, nei giorni di Pentecoste, ed un cappellano celebra la messa nella chiesa ogni giorno festivo.

Le processioni di Pentecoste (festa di S. Arcangelo, dice il popolo!) sono molto care alla gente nostra, ed è da augurarsi che esse non si vadano perdendo e che riprendano invece l'antico fervore ed il primitivo incremento.
[Fino alla metà del XX secolo, seguendo la tradizione di quando la festa Pentecoste durava tre giorni, le varie processioni arrivavano scaglionate dalla domenica al martedì: Domenica Trevi capoluogo e le frazioni a sud, compreso
Pissignano; lunedì le frazioni del nord, Collecchio, Matigge; martedì "la Montagna", fino a Orsano!]

[D. Aurelio Bonaca, Religione e beneficenza in Trevi (Umbria), notizie storiche, Trevi, 1935]

[Il testo tra parentesi quadre è stato aggiunto all'atto della trascrizione]

 

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