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Da La Nazione  - 1/7/1980
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Cronaca di Foligno
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DURANTE LA COSTRUZIONE DI UN SOTTOPASSAGGIO

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Pietrarossa.*: tornano alla luce antichi e d importanti reperti

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Un avvenimento che si ripete puntualmente ogni volta che si effettuano lavori di scavo.
Questa volta dovrebbe trattarsi dei resti dei bagni fatti costruire da Augusto

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Puntuali come sempre, ogni qualvolta si effettuano lavori di sterro in quella zona, interessanti reperti antichi di millenni tornano alla luce in località Pietrarossa di Trevi tra la curiosità di molti, l'interesse di alcuni e il disappunto di altri.

E' una storia che si ripete con triste e colpevole sistematicità: la storia di una ruspa che, per un motivo o per l'altro, riporta in superficie con immaginabile scarsa delicatezza, reperti più disparati a testimonianza di antiche civiltà succedutesi e sviluppatesi a più riprese su quella parte dell'antica Trevi attraversata da sempre dalla Flaminia.

L'occasione questa volta è stata offerta dalla costruzione di un discusso sottopassaggio ferroviario in progetto da diversi anni ed i cui lavori hanno avuto inizio da una ventina di giorni: qualcuno però si è accorto che lo «sterro selvaggio» non teneva necessariamente in buon conto i resti di così vetuste civiltà e dal canto suo la stessa Pro Trevi ha segnalato quanto stava accadendo al sindaco ed alla Soprintendenza ai monumenti.

I lavori non sono stati interrotti, come temevano i fautori del sotto passaggio e comprensibilmente i cittadini di Pietrarossa,costretti nel periodo dell'interruzione a percorrere lunghe e scomode varianti, ma da lunedì scorso proseguono sotto la sorveglianza di esperti che tutto annotano e misurano.

E da annotare e misurare c'è veramente molto, perché numerosissimi sono i reperti che tornano in superficie: varie opere murarie che si incrociano e si sovrappongono, tantissimi frammenti in cotto, tegoloni e vasi, grandi e minuti, denotano che questa zona è stata abitata per millenni, mentre gli enormi monoliti squadrati confermano che qui ci fu qualcosa di importante e di imponente.

Da tempo immemorabile i continui ritrovamenti hanno acceso la fantasia della popolazione poiché, ogni volta che si è scavato per un qualsiasi motivo - fondamenta di nuove costruzioni o semplicemente uno scasso per piantare una vigna - sono venuti alla luce manufatti vari, tra le zolle arate si trovano più cocci che pietruzze e qualche coccio, dopo millenni di intemperie e maltrattamenti, ancora denota la forma originale. Inoltre la maggior parte dei reperti che si trovano nel palazzo comunale provengono proprio da questa zona, dove furono trovati centodieci anni fa, durante i lavori per la costruzione della ferrovia stessa.

Che cosa fu realmente Pietrarossa? il cronista trevano sincrono Francesco Mugnoni, alla fine del '400, scrivendo della zona diceva «dove ce sono quilli bagni», bagni romani che ancora si riconoscevano perfettamente dopo 15 secoli, sicuramente quel «balineum» che Plinio il Giovane, nella sua famosa lettera dalle fonti del Clitunno, dice donato dall'Imperatore Augusto agli abitanti di Spello. Forse però non ci furono solo bagni a Pietrarossa: la tradizione dice infatti che lì ci fu la stessa Trevi; è una teoria che peraltro ha trovato molti sostenitori nonostante che gli autori parlino di bagni e non di città.

Probabilmente nella tarda età imperiale doveva essersi sviluppato nella zona un centro notevole, forse un «emporium», il centro commerciale ed industriale di Trevi, abbandonato poi in seguito alle scorrerie dei barbari, ma ancora alla fine del '200 qualcuno chiamava ancora quella zona «Trevi de plano» come risulta da una pergamena dell'ex abbazia di Sassovivo.

Da un primo sommario esame dei reperti venuti alla luce in questi giorni, riconoscendosi varie canalizzazioni ed un piano di cotto ricoperto da uno strato di sostanza apparentemente calcarea, sembrerebbe di essere incappati proprio in un ambiente delle terme. Sarà comunque compito degli esperti che vi stanno lavorando formulare ipotesi verosimili o giungere ad affermare teorie definitive; l'auspicio di tutti i trevani è comunque quello che tutti gli importanti reperti trovati a più riprese in quella zona o dalle parti di Casco dell'acqua, patrimonio senz'altro di Trevi e dei suoi cittadini, possano in un domani non troppo lontano essere restaurati, catalogati ed esposti in qualche antico palazzo attualmente inutilizzato. Magari nelle splendide sale di Palazzo Lucarini.

Carlo Fioretti

          

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Aggiornamento: 27 aprile 2017.
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