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La chiesa monumentale della Madonna delle Lagrime

XVIII     I MONUMENTI SEPOLCRALI

7°). MONUMENTO DI SUBREZIA LUCARINI VALENTI. *

 

 

(Tommaso Valenti, La chiesa monumentale della Madonna delle Lagrime, Roma, Desclée, 1928 - pagg. da 267 a 269)

[ I numeri in grassetto  tra parentesi acute <  > indicano le pagine del volume originale. Le parole divise a fine pagina sono trascritte interamente nella pagina in cui iniziano]

 

 

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Presso al grave e solenne monumento dell' inesorabile persecutore dei delinquenti e spietato sterminatore dei briganti, l'animo e l'occhio del visitatore si affisano con desiderata dolcezza sul piccolo, ma elegante monumento, (m. 2,90 X 5,50 comprese le pitture) che ricorda una gentildonna mite e virtuosa (N. 18 della pianta e Fig. 51).

Alla memoria di Subrezia Lucarini, il marito Fausto Valenti volle con affettuoso rimpianto, dedicata questa gentile opera d'arte, che è — per dir così — il più «umano» tra tutti monumenti funebri di questa Chiesa,.

Chi entra in essa non può a meno di soffermarsi dinanzi a questa effigie di donna, che nel volto semplice e sorridente porta impresse la bontà e la mitezza dell'animo. E chi lo guarda si persuade che veramente sincero dovette essere lo sposo desolato, quando sulla tomba della sua diletta faceva incidere queste toccanti parole:

 

MEMORIAE CONIUGALI
SUBRETIAE LUCARINAE UXSORI KARISSIMAE ET
FRUGI FAUSTUS VALENS BENEDICTI F. POSUIT
DE QUA DOLUITI NIHIL NISI MORS EIUS. VIXIT AN.
XXXII. MENS. IV. D. VI. OBIIT XVII. KAL. SEPTEM. MDLXII (1).

 

Da lei, il marito non ebbe altro dolore che quello di vederla morire. L'idea e le parole sono antiche. Il coniuge rimasto solo e dolente non sa trovare frase pi� efficace. Nelle iscrizioni funerarie

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(1) Alla memoria coniugale — A Subrezia Lucarini, moglie carissima e buona, Fausto Valenti, figlio di Benedetto, pose — Di lei nulla gli dispiacque se non la morte — Visse ,32 anni, 4 mesi, 6 giorni — Morì il 19 Agosto 1562.

* Il bellissimo busto, a seguito di un fantasioso tentativo di furto nel 2011 fu trasportato nel locale museo di S. Francesco
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romane — sia pagane, che cristiane — era tanto comune questa espressione di supremo dolore e di accorato rimpianto, che alle volte, era espressa anche con alcune iniziali così:

 

DE. QUA. N. D. A. N. MOR.

(de qua nullum dolorem accepit nisi mortis).

 

E in alcune troviamo le precise parole della iscrizione di questo monumento:

 

DE QUA DOLUIT NIHIL NISI MORS EIUS (1)

 

Questa parrebbe una frase retorica: ma non lo è; è piuttosto un grido del cuore. Prova ne sia che la frase sopravvisse nei secoli; sicché anche ora la vediamo ripetuta in epigrafi funebri.

 

* * *

Il monumento in pietra dell'appennino, è sobrio ma elegante e di una semplicità che attrae. Sullo zoccolo è collocata l'iscrizione; sopra di questa, tra due coppie di lesene, è in ovale il semibusto della defunta, scolpito in finissimo marmo bianco, al quale il tempo ha conferito una patina come d'avorio (Fig. 52). La testa, ben modellata, è  ricoperta da un manto di cui le pieghe, nella loro semplicità, sono trattate con maestrìa, a decorazione e complemento della figura, nella quale l'espressione dolcissima colpisce profondamente.

Sopra l'ovale, una conchiglia, modellata ed eseguita con toscana eleganza. Il piccolo monumento si chiude con una cimasa arcuata. Sopra di essa lo stemma, risultante dall'unione delle armi Valenti e Lucarini congiunte nello scudo partito.

Notevole il fatto che il gentile ricordo funebre è collocato a così poca altezza da terra, che il visitatore viene quasi a trovarsi faccia a faccia con la immagine della defunta. Circostanza questa che richiama ancora di più l'attenzione sulla pregevole opera d'arte.

A questo, come agli altri monumenti vicini, si volle — e mi permetto di non approvarne né l'idea, né l'esecuzione — accrescere solennità ed importanza contornandolo di pitture barocche. Due Sibille fiancheggiano l'edicola ed altre due sono al di sopra di questa, al riparo di un panneggio sorretto da putti. Una figura del Redentore,

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(1) Fabretti R. Inscriptionum antiquarum etc. - Roma, Ercoli, 1699, pag. 275.


 

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con altri tre putti, è in cima alla farraginosa pittura, che si può senza timore di sbagliare — anche per la poca importanza artistica — attribuire ad uno dei già nominati Angelucci. E non mi sembra improbabile che la pittura sia di parecchi anni posteriore alla esecuzione del monumento.

Della gentildonna qui sepolta non abbiamo notizie particolari. Sappiamo soltanto che era figlia di Prospero Lucarini e di Ersilia N. N. Morto il padre, la madre si fece monaca. La Subrezia ebbe due sorelle: Lorenza che fu moglie di Monte Valenti e Lucrezia che sposò un Petrelli di Trevi. Appartenne alla benemerita famiglia dei Lucarini, che diede alla patria uomini illustri e benefici; tanto che fiorisce ancora in Trevi un collegio di giovani fondato da un Virgilio Lucarini.

 

 

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(Tommaso Valenti, La chiesa monumentale della Madonna delle Lagrime, Roma, Desclée, 1928 - pagg. da 253 a 254)

 

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